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Il procedimento denominato Project Mirror Intelligence – elaborato dal gruppo Tusci@network – ha l’obiettivo di fornire al navigatore una selezione ragionata di informazioni di natura economico–statistica in grado di riflettere la situazione contingente del “Sistema–Italia”.

L’Instant Book “Start PMI” ha cadenza mensile. I dati contenuti in questo numero sono aggiornati al 31/07/2019.

Autori:

Riccardo Cerulli

Francesco Cacchiarelli

INDICE

1.Rivista “Mercato e consumatori” – Quaderno informativo 2019 – edizione speciale – 18 luglio 2019 – Estratto
2.I.T.A.L.I.A 2019 Geografie del nuovo made in Italy rapporto biennale di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison – 26 luglio 2019
3.Fiducia dei consumatori e delle imprese – ISTAT – luglio 2019
4.Congiuntura Confcommercio – Ufficio Studi Confcommercio – luglio 2019
5.Rapporto ICE 2019 – Italia nell’economia internazionale – luglio 2019
6.Congiuntura Flash – Centro Studi Confindustria – luglio 2019
7.Report: Livelli di istruzione e ritorni occupazionali 2018 – ISTAT – 15 luglio 2019

Estratto:

2. I.T.A.L.I.A 2019 Geografie del nuovo made in Italy rapporto biennale di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison– 26 luglio 2019
I.T.A.L.I.A., rapporto biennale arrivato alla sua quarta edizione, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, nasce per guardare negli occhi l’Italia e raccontarne i tanti punti di forza. Il report propone una foto di insieme dei tanti talenti del nostro Paese e degli straordinari risultati che, nonostante tutto, essi hanno caparbiamente ottenuto.
In questi primi anni del millennio in cui le fake news (vere o presunte) sono diventate uno dei temi caldi del dibattito pubblico, anche l’Italia paga il suo prezzo, soprattutto a causa della scarsa consapevolezza e della mancanza di orgoglio. Le buone notizie sul Paese, e in particolare i risultati raggiunti nello scenario mondiale, non sono mai stati molto conosciuti in patria. Ma oggi a questa scarsa consapevolezza si aggiunge una altrettanto scarsa fiducia nel Paese che alimenta i dubbi su quei risultati. Ce lo dice un’indagine realizzata da Ipsos per questo rapporto. Facciamo qualche esempio. L’Italia è tra i primi 10 Paesi al mondo per investimenti in ricerca e sviluppo: solo il 13% degli italiani ne è consapevole, e addirittura quasi uno su due (45%) non ritiene credibile questa notizia, la ritiene insomma una fake news. Siamo il primo Paese europeo per riciclo di rifiuti col 76,9% del totale di quelli prodotti: ma solo un italiano su 10 lo sa e addirittura il 51% ritiene questa notizia non credibile.

Al tema della consapevolezza si aggiunge insomma quello della fiducia.
Eppure all’estero cresce la domanda di Italia. Come dimostra un’indagine di Google, anch’essa realizzata per questo report. Il numero di ricerche su Google legate al made in Italy e alle parole chiave ad esso riconducibili – un fondamentale indicatore della notorietà e del desiderio dei prodotti italiani nel mondo – è cresciuto del 56% tra il 2015 e il 2018. Quattro anni fa, un’analoga indagine aveva rilevato un aumento importante (+22%) ma non così elevato. E questa è solo la media mondiale: ci sono Paesi come Brasile, India, Portogallo e Stati Uniti per i quali il traffico di ricerche legate al made in Italy registra una crescita ancor più marcata. Altra conferma è il fatto che, su scala mondiale, dopo inglese, spagnolo e cinese, l’italiano è la quarta lingua più studiata, prima del francese.

L’Italia è, in molti campi e nonostante la percezione comune, una superpotenza: della manifattura (siamo uno dei primi 5 Paesi al mondo per surplus commerciale con l’estero), dell’economia circolare (campione europeo nel riciclo dei rifiuti), dell’agroalimentare (primi in Europa per valore aggiunto, tra i leader mondiali nelle coltivazioni biologiche), della creatività (primo tra i grandi Paesi Ue per numero di imprese del design), del turismo (secondo Paese dell’Ue per pernottamenti di turisti extraeuropei). La consapevolezza dei nostri punti di forza e la fiducia nelle nostre energie migliori sono il primo passo per affrontare e risolvere i problemi del Paese. Non solo il debito pubblico ma anche le disuguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia inefficace e spesso soffocante. Da lì – dalla consapevolezza e dai talenti, dall’identità e dall’orgoglio – si deve partire per contrastare i tanti problemi ereditati e affrontare quelli che verranno.

I.T.A.L.I.A., rapporto biennale arrivato alla sua quarta edizione, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, nasce per guardare negli occhi l’Italia e raccontarne i tanti punti di forza. Usando il nome del nostro
Paese come acronimo del nuovo made in Italy – dall’Industria al Turismo, dall’Agroalimentare al Localismo, dall’Innovazione all’Arte e alla cultura – il report propone una foto di insieme dei tanti talenti del nostro Paese e degli straordinari risultati che, nonostante tutto, essi hanno caparbiamente ottenuto.

Vediamone alcuni, precisando da subito che, in tutti gli ambiti osservati, la cifra dell’Italia è la qualità, l’innovazione che prende il via dalle tradizioni, i territori e le comunità che, insieme alla cura del capitale umano, della cultura e della bellezza, sono parte attiva nella creazione di valore, anche economico. In una parola la soft economy: “un’economia dolce e immateriale, basata sulla conoscenza, sulla valorizzazione dell’identità delle comunità e dei territori e sul rispetto dell’ambiente”, come la definisce il dizionario Treccani dei neologismi.

I.T.A.L.I.A., rapporto biennale arrivato alla sua quarta edizione, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, nasce per guardare negli occhi l’Italia e raccontarne i tanti punti di forza. Il report propone una foto di insieme dei tanti talenti del nostro Paese e degli straordinari risultati che, nonostante tutto, essi hanno caparbiamente ottenuto.
In questi primi anni del millennio in cui le fake news (vere o presunte) sono diventate uno dei temi caldi del dibattito pubblico, anche l’Italia paga il suo prezzo, soprattutto a causa della scarsa consapevolezza e della mancanza di orgoglio. Le buone notizie sul Paese, e in particolare i risultati raggiunti nello scenario mondiale, non sono mai stati molto conosciuti in patria. Ma oggi a questa scarsa consapevolezza si aggiunge una altrettanto scarsa fiducia nel Paese che alimenta i dubbi su quei risultati. Ce lo dice un’indagine realizzata da Ipsos per questo rapporto. Facciamo qualche esempio. L’Italia è tra i primi 10 Paesi al mondo per investimenti in ricerca e sviluppo: solo il 13% degli italiani ne è consapevole, e addirittura quasi uno su due (45%) non ritiene credibile questa notizia, la ritiene insomma una fake news. Siamo il primo Paese europeo per riciclo di rifiuti col 76,9% del totale di quelli prodotti: ma solo un italiano su 10 lo sa e addirittura il 51% ritiene questa notizia non credibile.

Al tema della consapevolezza si aggiunge insomma quello della fiducia.
Eppure all’estero cresce la domanda di Italia. Come dimostra un’indagine di Google, anch’essa realizzata per questo report. Il numero di ricerche su Google legate al made in Italy e alle parole chiave ad esso riconducibili – un fondamentale indicatore della notorietà e del desiderio dei prodotti italiani nel mondo – è cresciuto del 56% tra il 2015 e il 2018. Quattro anni fa, un’analoga indagine aveva rilevato un aumento importante (+22%) ma non così elevato. E questa è solo la media mondiale: ci sono Paesi come Brasile, India, Portogallo e Stati Uniti per i quali il traffico di ricerche legate al made in Italy registra una crescita ancor più marcata. Altra conferma è il fatto che, su scala mondiale, dopo inglese, spagnolo e cinese, l’italiano è la quarta lingua più studiata, prima del francese.

L’Italia è, in molti campi e nonostante la percezione comune, una superpotenza: della manifattura (siamo uno dei primi 5 Paesi al mondo per surplus commerciale con l’estero), dell’economia circolare (campione europeo nel riciclo dei rifiuti), dell’agroalimentare (primi in Europa per valore aggiunto, tra i leader mondiali nelle coltivazioni biologiche), della creatività (primo tra i grandi Paesi Ue per numero di imprese del design), del turismo (secondo Paese dell’Ue per pernottamenti di turisti extraeuropei). La consapevolezza dei nostri punti di forza e la fiducia nelle nostre energie migliori sono il primo passo per affrontare e risolvere i problemi del Paese. Non solo il debito pubblico ma anche le disuguaglianze sociali, l’economia in nero, quella criminale, il ritardo del Sud, una burocrazia inefficace e spesso soffocante. Da lì – dalla consapevolezza e dai talenti, dall’identità e dall’orgoglio – si deve partire per contrastare i tanti problemi ereditati e affrontare quelli che verranno.

I.T.A.L.I.A., rapporto biennale arrivato alla sua quarta edizione, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, nasce per guardare negli occhi l’Italia e raccontarne i tanti punti di forza. Usando il nome del nostro
Paese come acronimo del nuovo made in Italy – dall’Industria al Turismo, dall’Agroalimentare al Localismo, dall’Innovazione all’Arte e alla cultura – il report propone una foto di insieme dei tanti talenti del nostro Paese e degli straordinari risultati che, nonostante tutto, essi hanno caparbiamente ottenuto.

Vediamone alcuni, precisando da subito che, in tutti gli ambiti osservati, la cifra dell’Italia è la qualità, l’innovazione che prende il via dalle tradizioni, i territori e le comunità che, insieme alla cura del capitale umano, della cultura e della bellezza, sono parte attiva nella creazione di valore, anche economico. In una parola la soft economy: “un’economia dolce e immateriale, basata sulla conoscenza, sulla valorizzazione dell’identità delle comunità e dei territori e sul rispetto dell’ambiente”, come la definisce il dizionario Treccani dei neologismi.