Scarica gratis

Il procedimento denominato Project Mirror Intelligence – elaborato dal gruppo Tusci@network – ha l’obiettivo di fornire al navigatore una selezione ragionata di informazioni di natura economico–statistica in grado di riflettere la situazione contingente del “Sistema–Italia”.

L’Instant Book “Start PMI” ha cadenza mensile.
I dati contenuti in questo numero sono aggiornati al 31/12/2017.

Autori:

– Riccardo Cerulli

– Francesco Cacchiarelli

INDICE

1. L’impatto delle catene globali del valore sull’analisi macroeconomica dell’area dell’euro (estratto) – Bollettino Economico BCE n. 8/2017 – 28 dicembre 2017

2. Commercio al dettaglio – ISTAT – ottobre 2017

3. Mettere in Rete le forze conviene alle imprese italiane e al Paese – Scenari economici n. 31 – Centro Studi Confindustria – Dicembre 2017

4. Produzione industriale – ISTAT – ottobre 2017

5. Fiducia dei consumatori e delle imprese – ISTAT – dicembre 2017

6. Fatturato e ordinativi dell’industria – ISTAT – ottobre 2017

7. Consumi e prezzi – Ufficio Studi Confcommercio – dicembre 2017

Estratto:

1. L’impatto delle catene globali del valore sull’analisi macroeconomica dell’area dell’euro (estratto) – Bollettino Economico BCE n. 8/2017 – 28 dicembre 2017

Con il contrarsi dei costi di trasporto e la riduzione degli ostacoli agli scambi negli ultimi decenni, i processi produttivi sono divenuti più frammentati poiché le imprese collocano la propria produzione e si procurano input produttivi fuori dai confini nazionali. Ciò ha significativamente incrementato gli scambi di beni intermedi e servizi. In particolare, i paesi dell’area dell’euro sono divenuti sempre più integrati nelle catene produttive internazionali, sia all’interno dell’area valutaria sia al di fuori di essa.
Il presente articolo analizza l’impatto delle catene globali del valore sull’economia dell’area dell’euro. Nello specifico, la presenza delle catene globali del valore incide su alcuni indicatori economici fondamentali. La crescita dell’importanza del concetto di valore aggiunto rispetto a quello convenzionale di commercio lordo e l’aumento degli scambi di beni intermedi modificano le modalità di computo e interpretazione degli indici macroeconomici. La partecipazione di imprese e settori alle catene globali del valore, inoltre, crea o rafforza i legami tra paesi attraverso il commercio degli input intermedi, fattore che influenza l’analisi macroeconomica, in particolare per gli spillover sull’attività reale e per la composizione di competenze e la retribuzione della forza lavoro.
1 Introduzione
Negli ultimi decenni si è osservata una rapida espansione delle catene globali del valore (Global Value Chains, GVC). Le imprese hanno collocato la produzione e si sono procurate gli input produttivi oltre i confini nazionali. Di conseguenza, la produzione è stata organizzata in misura sempre maggiore in diversi stadi dislocati su più paesi, cosicché nelle esportazioni risulta incorporata una significativa quantità di input importati (il “contenuto di beni importati nelle esportazioni”). Di riflesso, i processi produttivi hanno subito una frammentazione a livello internazionale, lo scambio di beni intermedi e servizi si è notevolmente intensificato (secondo le stime, circa il 60 per cento dell’interscambio mondiale riguarda beni intermedi) e il valore lordo
delle esportazioni ha assunto un livello decisamente superiore rispetto al valore aggiunto originato in ciascun paese esportatore. I negoziati multilaterali di libero scambio e la conseguente riduzione delle barriere tariffarie e non tariffarie, l’apertura delle economie emergenti (Emerging Market Economies, EME) al commercio mondiale, la liberalizzazione finanziaria, l’internazionalizzazione dei servizi alle imprese e i progressi tecnologici sono i principali fattori che fino a tempi recenti hanno contribuito all’espansione delle catene del valore transnazionali.
I paesi dell’area dell’euro, in particolare, sono divenuti sempre più integrati nelle catene produttive internazionali, grazie allo stimolo proveniente da un quadro regolamentare armonizzato all’interno dell’Unione europea (UE) e dall’integrazione in un’area valutaria comune. Ciò ha favorito la costituzione di una catena produttiva regionale e lo scambio di prodotti intermedi con il resto del mondo.
Da un confronto tra gli indici di partecipazione alle GVC dei diversi paesi emerge che l’area dell’euro è più integrata nelle catene produttive mondiali rispetto ad altre grandi economie, come gli
Stati Uniti e la Cina. Negli anni successivi alla Grande recessione, verificatasi nel biennio 2008-2009, il ritmo di espansione delle GVC ha subito un rallentamento sostanziale. La battuta d’arresto che ha interessato l’espansione delle catene internazionali del valore è da considerarsi un fenomeno globale. È stata in parte dovuta all’aumento del costo del lavoro nei mercati emergenti, nonché alla rilocalizzazione delle attività su scala multinazionale verso i mercati di esportazione (l’‟accorciamento delle catene globali del valore” per cui la produzione viene avvicinata ai mercati in cui risiede la domanda).
Inoltre, l’introduzione di barriere protezionistiche non tariffarie (ad esempio tramite i requisiti di contenuto locale e altre normative) ha fatto crescere i costi commerciali esercitando un impatto
negativo sull’espansione delle catene globali del valore. Altri fattori che hanno contribuito al delinearsi di tale situazione possono essere individuati nello spostamento della domanda mondiale
verso i servizi, caratterizzati da una minore intensità commerciale rispetto ai beni, nonché nella robotizzazione, che incoraggia il ricollocamento della produzione presso le economie avanzate.
I paesi dell’area dell’euro, tuttavia, sono stati meno interessati dall’accorciamento delle GVC rispetto ad altri paesi.
Il processo di compressione è stato particolarmente evidente in Cina. Se nel 2014 (ultimo anno per cui sono disponibili dati) il grado di partecipazione degli Stati Uniti alle catene globali del valore
era paragonabile a quello del 2008, nell’area dell’euro esso era significativamente più alto, trainato dall’interscambio interno all’area.
Dall’inizio del XXI secolo, i paesi dell’area dell’euro hanno inoltre registrato un aumento del valore aggiunto estero incorporato nelle esportazioni; in altri termini, essi hanno fatto un uso sempre più diffuso di input importati nella produzione di beni esportati.
Negli ultimi anni, l’indice di collocazione dei paesi dell’area dell’euro è sceso ancor più al di sotto dello zero, a indicare che le imprese dell’area utilizzano più input esteri e forniscono meno prodotti intermedi ad altri paesi. Pertanto, essi si collocano più “a valle” nelle catene globali del valore. Per contro, i grandi paesi dell’area dell’euro occupano una posizione più “a monte” rispetto ai paesi più piccoli dell’area e ai paesi dell’Europa centrale e orientale (PECO). Ciò indica che gli ultimi due gruppi di paesi utilizzano una quota relativamente più alta di input importati nella produzione dei prodotti esportati, spesso in conseguenza delle attività di assemblaggio finale come parte del contributo paneuropeo alle catene globali del valore. Al contrario, gli Stati Uniti si collocano relativamente più a monte poiché riforniscono il resto del mondo di prodotti intermedi correlati a ricerca e sviluppo, al settore finanziario e ai settori delle materie prime. Anche la Cina si è spostata significativamente più a monte se si confrontano i dati relativi al 2007 con quelli del 2014.
Le catene globali del valore influenzano alcuni indicatori economici fondamentali. La crescita dell’importanza del concetto di valore aggiunto rispetto al commercio lordo convenzionale e
l’aumento degli scambi intermedi hanno fatto emergere diverse sfide relative alle modalità di computo e interpretazione degli indici macroeconomici. Nella sezione 2 vengono analizzate le
implicazioni delle catene globali del valore per la misurazione e l’interpretazione di tre indicatori fondamentali: i tassi di cambio effettivi reali, le quote di mercato delle esportazioni e l’elasticità
degli scambi alla domanda mondiale.
La partecipazione di imprese e settori alle catene globali del valore, inoltre, crea o rafforza i legami tra i paesi attraverso il commercio degli input intermedi. Ciò comporta conseguenze rilevanti per
l’analisi macroeconomica.
Nello specifico, nella sezione 3 l’analisi è incentrata sugli spillover reali, nonché sulla composizione delle competenze e sulla retribuzione della forza lavoro.